Profilo maschile stilizzato che si frammenta, simboleggiando la rottura della personalità e i disturbi mentali, in contesto clinico-forense.

Il femminicidio e i disturbi di personalità: l’infermità mentale

Femminicidio e disturbi di personalità: quando un comportamento può essere realmente considerato espressione di infermità mentale? Comprendere questa distinzione è fondamentale in ambito clinico e forense. L’analisi dei tratti di personalità, del loro livello di rigidità e della compromissione del Sé permette di stabilire se si tratta di un semplice funzionamento problematico o di un quadro capace di incidere sulla capacità di intendere e di volere, definendo così vizio di mente e imputabilità nei reati violenti.

 

I disturbi di personalità rappresentano una vera sfida per il clinico: molti crimini – si pensi al femminicidio – non sono frutto di un disturbo mentale, quale può essere la schizofrenia, quanto di “un modo di essere patologico”.
Ma, come possiamo tracciare il confine tra la normalità e la patologia?
Come possiamo accertare il livello di gravità del disturbo di personalità?
Come possiamo definire la “compromissione” del funzionamento globale del soggetto in rapporto alle sue caratteristiche di personalità?
Definendo così la personalità come un insieme di pattern relativamente stabili di pensare, sentire, comportarsi e mettersi in relazione con gli altri, il nodo consiste nella valutazione di questi pattern.
Ci si muove, in questo senso, lungo il continuum del percorso che va dalla personalità “sana” a quella “disturbata”, un continuum dove non è certo facile identificare il suo punto di “rottura”.
Quando i tratti di personalità diventano rigidi, tanto da compromettere il funzionamento globale dell’individuo e determinare una condizione di disagio e sofferenza?
Il problema clinico consiste nel “valutare” l’entità, la stabilità e la persistenza di tale “rottura”.
Il colloquio clinico e l’utilizzo dei test di personalità consentono una discreta valutazione del profilo di personalità di un soggetto, meglio ancora se è possibile effettuare una valutazione longitudinale attingendo a più fonti di informazione.
I tratti di personalità – si pensi al paranoico o al narcisista – in genere consentono al soggetto di trovare una condizione di equilibrio conservando una discreta funzionalità a livello individuale, familiare, lavorativo e sociale; in alcune occasioni, per motivi non sempre evidenti o in seguito a evenienze della vita – divorzio, perdita del posto di lavoro - possono determinare scompensi psicopatologici che fanno emergere la fragilità del proprio Io e l’assoluta inadeguatezza dei meccanismi psicologici difensivi.
Ed è proprio in questo punto di rottura che vanno collocati molti fatti di cronaca, di violenze assurde e inimmaginabili, che contestualizzati indicano una sostanziale frammentazione dei meccanismi di difesa dell’individuo con la messa in atto di agiti auto o eteroaggressivi.

L’infermità mentale
Nell’affrontare il discorso in ambito penale i reati commessi da soggetti con disturbo di personalità devono essere attentamente valutate in quanto può avere rilievo clinico-forense solo laddove presenta caratteristiche di consistenza, intensità, rilevanza e gravità tali da concretamente incidere sulla capacità di intendere e di volere.
Deve essere presente un livello elevato di gravità in cui viene ad alterarsi il rapporto tra l’individuo e la realtà circostante, tanto da rendere il soggetto incapace di esercitare il dovuto controllo dei propri atti, di indirizzarli, di percepire il disvalore sociale del proprio comportamento, di autodeterminarsi.
È poi necessario che tra il disturbo mentale e il fatto sussista un nesso etiologico che consenta di ritenere il secondo causalmente determinato dal primo.
Solo in questi casi il disturbo di personalità può trovare una precisa collocazione nel concetto giuridico di infermità mentale.
La valutazione si sposta quindi sul livello di gravità del disturbo di personalità, precisando sin d’ora la difficoltà clinica di tale valutazione poiché essa ha una valenza clinica, dovendo anche precisare quali vissuti psicologici abbiano inciso – al momento dei fatti - sul comportamento del soggetto; occorre chiedersi cosa sia successo in quel momento, se è possibile rilevare particolari dati clinici: si è in presenza di un quadro psicotico o di un’alterazione dello stato di coscienza?
Laddove invece dovesse essere rilevata una continuità di comportamento rispetto al passato, in assenza di dimensioni o acuzie psicopatologiche di rilevanza clinica, va esclusa la presenza di un vizio di mente.
In definitiva la presenza di un disturbo di personalità non integra in modo diretto la nozione di infermità mentale; occorre valutare, nella specificità del caso in esame, la presenza di elementi psicopatologici – sia quantitativi che qualitativi – che possano ritenersi idonei alla compromissione della capacità del soggetto di intendere e di volere al momento dei fatti.
Occorre evidenziare alterazioni processuali del pensiero e valutare il “modo di essere” del soggetto:
in particolare il funzionamento del Sé deve apparire disfunzionale, con una chiara evidenza clinica di una destrutturazione dell’Io, con inevitabili ricadute sulla sua capacità di autodeterminazione.
Si comprende quindi come il tema in questione sia di particolare interesse in ambito clinico e forense:
in una recente perizia di un caso di femminicidio – e per analogia in molti altri casi giudiziari - per valutando l’imputato affetto Disturbo di personalità con caratteristiche di personalità miste (antisociali, borderline, istrioniche, paranoidee e narcisistiche) non viene riconosciuta l’infermità di mente: il soggetto viene ritenuto, cioè, “capace di intendere e di volere al momento del fatto”.
Si comprende quanto sia indispensabile approfondire questo tema che, oltre alle chiare implicazioni clinico-forensi, appare sempre più come una sfida per gli operatori per definire adeguate strategie per il riconoscimento precoce di questi disturbi e prevenire reati come il femminicidio.

 

Letture consigliate
• APA, DSM-5-TR, Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2023
OMS, ICD-11, Classificazione Internazionale delle sindromi e dei disturbi psichici e comportamentali, 2019
Fornari U, Trattato di psicopatologia e di psichiatria forensi, UTET Giuridica, Milano, 2024
Nicolò G, Piserchia V, Pompili E, DSM-5-TR, L’essenziale, Raffaello Cortina Editore, Milani, 2025
Pellegrino F, La salute Mentale: clinica e trattamento, Edizioni Medico Scientifiche, Torino, 2018
Pellegrino F et al, I Disturbi di Personalità, Medicina Clinica, Diagnostica e Terapia. Vol IV. C.G. Ed Med Scient, Torino, 1980, Aggiornamento, dicembre 2020
Pellegrino F, La perizia psichiatrica nelle aule dei tribunali, Maggioli Editore, Santarcangelo di Romagna (RN), 2022

 

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