E’ una prassi normale quella di formulare domande sulla sessualità nel corso del colloquio clinico; la sessualità è infatti un prezioso indice di disagio psichico o di vera psicopatologia in quanto è strettamente rapportata alla personalità del soggetto, al suo modo di agire e reagire agli eventi della vita, alla percezione che egli ha di se stesso e del suo grado di autostima. E’ difficile
pertanto isolare un disturbo della sessualità dal contesto di vita del soggetto, dalle sue relazioni, dai suoi affetti; esso anzi è spesso associato ad altri disturbi sia della sfera sessuale che di natura psichica, come i disturbi d’ansia o depressivi, ed in molte occasioni è legato a particolari tratti di personalità (isterici, ossessivi, fobici…) che condizionano la vita individuale e relazionale della persona.
Chi si rivolge allo specialista per problemi di anorgasmia (disturbo dell’orgasmo femminile) lo fa in genere perché sollecitato dal partner o da altre persone; una donna monogama può per tutta la vita non avere difficoltà a vivere la sessualità in modo coartato ed inibito – e considerarla normale -, sia per fattori psicologici che culturali o per il tipo di relazione che ha instaurato con il proprio compagno. I problemi possono insorgere se questa donna si trova a riscoprire la propria sessualità con un altro uomo o se sollecitata da una sensazione di insoddisfazione psicologica che diventa motivo di curiosità e di rivitalizzazione, di rinnovato interesse per il proprio corpo e per la sessualità, agita o immaginaria che sia.
L’anorgasmia, o altri disturbi sessuali come la mancanza di desiderio sessuale o dell’eccitazione, vengono quindi vissuti con disagio e come patologia solo in una piccola percentuale di casi e rappresentano la punta di un iceberg molto grande, in cui si intrecciano problematiche psicologiche individuali e relazionali, molto spesso difficili da comprendere e da gestire.
Ma l’anorgasmia è innanzitutto un problema di contatto con il proprio corpo, con la propria immagine corporea, con il ruolo, reale o immaginario, che si pensa di avere nella vita di tutti i giorni:
1. la sessualità esprime una capacità relazionale profonda; molti hanno difficoltà a lasciarsi andare, a “concedersi” ad un’altra persona senza barriere o timori;
2. la sessualità esprime la pienezza di se stessi; molti hanno un cattivo rapporto con se stessi, e nell’insieme hanno altri disturbi, come quelli del comportamento alimentare, o sono adusi all’uso di droghe o alcolici;
3. la sessualità è anche un modo per esprimere ed affermare se stessi; molti hanno difficoltà ad “essere autentici” e assertivi;
4. la sessualità matura è indice di autonomia psicologica; molti sono condizionati dal passato (… quando sto con il mio ragazzo penso a mio padre…), sono fragili e dipendenti (… mi concedo a lui perché così continua a volermi bene…) e difficilmente riescono a vivere una vita sessuale soddisfacente.
Dal punto di vista clinico l’approccio più indicato è quello di focalizzare l’attenzione sulle caratteristiche di personalità del paziente, evitando di considerare il disturbo – l’anorgasmia – isolato da tale contesto.
E’ opportuno considerare le prime esperienze sessuali, le modalità con cui sono state vissute, il clima affettivo in cui si è vissuti, le prime relazioni significative, l’importanza che ha la sessualità nell’economia generale della persona, i progetti futuri, le relazioni attuali, il contesto familiare e lavorativo, come nel caso di Sandra, un’insegnante di 43 anni che si pone come obiettivo di andare alla ricerca della vera sessualità, di un orgasmo vissuto sino ad oggi solo nell’immaginario; da anni non ha più rapporti con il marito, ma anche prima erano rari e vissuti con amarezza e delusione.
Esaminati questi aspetti è importante poi considerare le modalità di insorgenza del disturbo, la sua persistenza, la sua occasionalità. Ci si può trovare di fronte a donne che riferiscono di non aver mai percepito una sensazione orgasmica o che per lo meno non la riescono a meglio definire ed identificare, altre che hanno difficoltà a raggiungere l’orgasmo solo con il partner abituale (… soffre di eiaculazione precoce… è preso da altri pensieri e non mi stimola…), mentre riesco ad avere una sessualità vivace con altre persone; ma vi sono anche donne che, al contrario, hanno una buona sessualità con il proprio uomo e chiedono aiuto perché non riescono ad esprimere bene tale sessualità in rapporti occasionali con altri uomini: non lascerei mio marito – mi racconta Giulia – ma ho anche bisogno di stare con altri!
Per ciò che concerne gli aspetti terapeutici dell’anorgasmia appare evidente che qualsiasi approccio debba necessariamente mirare a risolvere le problematiche psicologiche e relazionali di base e non essere polarizzato esclusivamente sul sintomo.
Ciò è possibile attraverso una psicoterapia ben condotta che aiuti il soggetto a riconsiderare il proprio modo di essere, a ridefinire il proprio ruolo e le proprie relazioni, a riorganizzare con maggiore efficacia, per quanto possibile, la propria struttura di personalità.
Per approfondire:
• Pellegrino F, Stress negativo, stress positivo, Positive Press, Verona, 2000
• Pellegrino F, Psicosomatica, Mediserve, Napoli-Milano, 2004