DISTURBI DELLA SESSUALITA'

La sessualità di ogni individuo rispecchia il suo modo di fare ed esprime in modo univoco il suo stile di vita; nel colloquio clinico la raccolta di informazioni riguardanti la sessualità è d’obbligo ed è indirizzata a comprendere essenzialmente come
•    il soggetto vive la propria sessualità;
•    la sessualità viene vissuta in rapporto agli altri.

Il problema appare di rilevanza clinica, infatti, da queste


sessualità e disfunzioni sessuali informazioni si può comprendere in che modo il soggetto si pone nei confronti di se stesso e nei confronti degli altri, ottenendo notizie preziose per la comprensione di peculiari caratteristiche di personalità o di disturbi psichiatrici.
La vita media si è allungata, per cui sono sempre più frequenti le richieste inerenti la sessualità, sia per il timore che con gli anni possa affievolirsi, sia perché l’elevata incidenza nella popolazione adulta di disturbi organici, con la conseguente necessità di assumere farmaci, può avere riflessi negativi sulla sessualità. E’ l’esempio del diabetico iperteso, per il quale alle conseguenze dirette dei disturbi sulla funzionalità sessuale si aggiungono le problematiche relative all’utilizzo di farmaci.
Allo stesso modo si pone il problema di come aiutare l’infartuato che dopo aver superato lo shock dell’infarto miocardico, la degenza ospedaliera, la convalescenza, si ritrova a dover gradualmente riprendere l’attività sessuale; non sarà più come prima, ci sarà più cautela, potranno esservi vissuti d’ansia, il terrore che l’infarto possa ripresentarsi, che il cuore possa tradirlo.
Oppure possiamo pensare ad una donna che è stata operata al seno per un tumore, o ha dovuto subire un intervento di asportazione dell’utero e/o delle ovaie, sopraggiungono vissuti di tristezza, demoralizzazione, paura che non si possa più vivere la sessualità in modo completo e di essere rifiutati dal partner, fino ad acquisire l’errata convinzione che tali interventi hanno compromesso la propria funzionalità sessuale.
Ma, anche se vogliamo restare nell’ambito della fisiologia dell’invecchiamento, pensiamo agli effetti della menopausa e dell’andropausa: vissuti dalla società come gli effetti di un inevitabile declino dell’uomo rischiano di diventare boomerang pericolosi se considerati come eventi patologici. Con l’avanzare dell’età i tassi di impotenza nella popolazione generale aumentano; tuttavia, a parte le impotenze da causa organica, è possibile mantenere una valida vita sessuale attivandosi per difendersi dai fattori che possono comprometterla (vita sedentaria, fumo di sigarette, abuso di alcolici…).
Altri fattori che incidono negativamente sulla funzione sessuale sono lo stress e uno stile di vita frenetico che lasciano poco spazio alla sessualità essendo questa estremamente vulnerabile ai fattori di stress. Vi è in questi casi una polarizzazione dell’ideazione sugli aspetti della vita legati alla famiglia, al lavoro, ai problemi di “coppia” ed è caratteristica una diminuzione della vita fantasmatica, dell’attività masturbatoria, dell’interesse verso l’altro sesso.
E’ come se l’organismo fosse proteso altrove, alla ricerca di altre soddisfazioni, per cui si assiste ad un calo generale e progressivo del desiderio e dell’attività sessuale, con conseguenze negative a livello soggettivo e di coppia. Sono soprattutto le donne a risentire di questa situazione: si sentono trascurate e vivono con angoscia il distacco sessuale, fino a manifestare disturbi emotivi, soprattutto dello spettro ansioso-depressivo.
Le disfunzioni sessuali propriamente dette sono invece caratterizzate da un’anomalia del desiderio sessuale e delle modificazioni psicofisiologiche che caratterizzano il ciclo di risposta sessuale o da dolore associato al rapporto sessuale.
Descriviamo brevemente i principali disturbi per segnalare la complessità delle problematiche sessuali e la notevole variabilità con cui si presentano clinicamente.

•    Il Disturbo da Desiderio Sessuale Ipoattivo è caratterizzato dalla persistente carenza o assenza di fantasie sessuali e dello stesso desiderio di attività sessuale; il disturbo può svilupparsi già durante la pubertà, ma più spesso in età adulta, in seguito ad eventi stressanti a difficoltà di adattamento relazionale e sociale. E’ frequentemente associato a quadri depressivi e può essere alla base di insoddisfazione coniugale o di separazioni.
•    Il Disturbo da Avversione Sessuale è invece caratterizzato dall’avversione (fino all’attivo evitamento) per il contatto sessuale genitale con un  partner sessuale; può essere focalizzato su alcuni aspetti, come la penetrazione vaginale, o presentarsi come una repulsione generalizzata verso tutti gli stimoli sessuali compreso il baciarsi o il toccarsi. I soggetti evitano costantemente tutte le situazioni in cui vi possa essere il rischio di rimanere coinvolti in attività sessuali, rinunciando a qualsiasi iniziativa indirizzata a favorire un rapporto stretto con l’altro sesso.
•    Il Disturbo dell’Eccitazione Sessuale femminile è caratterizzato dalla persistente o ricorrente incapacità di raggiungere o di mantenere per tutta la durata dell’attività sessuale un’adeguata risposta sessuale con lubrificazione-tumescenza. Allo stesso modo il Disturbo Maschile dell’erezione è caratterizzato dalla persistente o ricorrente impossibilità di raggiungere, o di mantenere, un’erezione adeguata per tutta la durata del rapporto sessuale. La mancanza del raggiungimento dell’orgasmo (o il persistente ritardo con cui viene raggiunto) è definito Disturbo dell’orgasmo maschile (o femminile); questo disturbo può essere alla base di molti conflitti tra partner e motivo di profonda angoscia, innescando un circolo vizioso che può compromettere seriamente la vita sessuale dei soggetti.
•    Un altro disturbo di frequente osservazione è l’Eiaculazione precoce, caratterizzato dal manifestarsi dell’orgasmo e dell’eiaculazione prima, durante, o subito dopo la penetrazione, e comunque prima che il soggetto lo desideri. Esso può favorire l’insorgenza di una condizione di ansia da prestazione che con il tempo peggiora il quadro clinico e può contribuire all’isolamento sociale poiché ogni approccio sessuale diventa motivo di profonda ansia.
•    Infine, ricordiamo la dispareunia che si presenta con un dolore genitale, sia per i maschi che per le femmine, associato al rapporto sessuale e il vaginismo, caratterizzato dalla ricorrente o persistente contrazione involontaria dei muscoli perineali che circondano il terzo esterno della vagina quando si tenta la penetrazione vaginale sia con le dita che con il pene.

Tutti questi disturbi, che spesso si manifestano in forma associata, causano un notevole disagio individuale e relazionale; possono presentarsi in forma generalizzata se si manifestano in ogni situazione o in forma situazionale se la disfunzione sessuale è limitata a certi tipi di situazioni o di partners.
Possono inoltre essere presenti fin dall’inizio dell’attività sessuale (tipo permanente) o presentarsi solo dopo un periodo di normale funzionamento (tipo acquisito) e possono essere dovute a fattori psicologici o a più fattori (individuali, di relazione, organici) che richiedono l’intervento di più specialisti; per tali motivi nel formulare una diagnosi di disturbo funzionale o primario è necessario escludere la presenza di fattori organici o l’uso di sostanze medicamentose o d’abuso.
Una particolare importanza, per la frequenza con cui si manifestano, rivestono le disfunzioni sessuali di un disturbo psichiatrico; si può anzi affermare che le modificazioni del desiderio e dell’efficienza sessuale sono spesso indicatori di disturbi emotivi e che si ritrovano in gran parte dei quadri clinici psicopatologici.
Nei disturbi d’ansia sono presenti in modo costante in quanto, essendo l’ansia uno stato di abnorme attivazione fisiologica legata ad una condizione di minaccia, si assiste nell’organismo ad una inibizione dei programmi psicobiologici finalizzati alla riproduzione al fine di garantire la sopravvivenza dell’individuo. L’inibizione dell’eccitamento sessuale è il disturbo più frequente nelle condizioni di ansia cronica e può essere associato nell’uomo ad una perdita precoce dell’erezione durante il rapporto e nelle donne ad una inibizione dell’orgasmo e/o alla dispareunia funzionale.  Ciò comporta la comparsa di una condizione di ansia d’attesa dell’evento negativo che compromette ulteriormente le prestazioni sessuali fino a quadri di completa inibizione dell’eccitamento.
Disturbi della sessualità sono inoltre presenti in tutti i quadri clinici dello spettro depressivo; rientrano anzi tra i sintomi stessi della depressione, sono i primi ad apparire e gli ultimi a scomparire. Il globale rallentamento delle funzioni ideative e comportamentali che caratterizza la depressione viene espresso anche attraverso una inibizione del desiderio e dell’eccitamento sessuale, che possono essere considerati come degli indicatori dello stato clinico, mentre una totale ripresa della funzione sessuale indica una risoluzione completa del quadro depressivo.
Per quanto riguarda l’approccio terapeutico è necessario considerare la multifattorialità dei disturbi presenti in forma pura solo occasionalmente, e più frequentemente associati a una complessità di fattori individuali, sociali, familiari, organici, di non sempre agevole identificazione. E’, tuttavia, sempre necessario escludere tutte le possibili cause organiche e la eventuale responsabilità di sostanze medicamentose o d’abuso, come l’alcol.
Per tali motivi è importante per il medico di famiglia riuscire a coordinare gli interventi avvalendosi della consulenza di più esperti: l’endocrinologo, l’andrologo, il ginecologo, lo psicologo, lo psichiatra.
La conoscenza della storia del paziente, delle sue relazioni, del suo modo di porsi di fronte al problema può aiutare il medico a comprendere il significato psicologico del disagio che si manifesta a livello del comportamento sessuale ed indirizzarlo verso specifiche terapie.
L’approccio psicoterapeutico appare tuttavia determinante, essendo i fattori psicologici tra quelli maggiormente chiamati in causa in ogni tipo di disfunzione sessuale.
Allo stato attuale esistono oltre 400 orientamenti psicoterapeutici, per cui diventa difficile orientarsi – e quindi consigliare - nella scelta della psicoterapia; in linea generale ogni indirizzo psicoterapeutico ha una sua validità, essendo oramai acquisita l’esistenza di fattori comuni che rendono efficaci i diversi orientamenti psicoterapeutici.
La psicoterapia può essere fatta a livello individuale, qualora si ritiene che le problematiche siano prevalentemente soggettive e legate ad un modo personale di vivere la propria sessualità o alla concomitanza di altri disturbi psichici; si può anche ritenere possibile una psicoterapia di gruppo se si vuole favorire la risoluzione dei problemi all’interno di un gruppo terapeutico laddove vengono condivise ed elaborate sotto la guida di un esperto le esperienze negative per favorire un processo di guarigione. Il gruppo aiuta il soggetto ad uscire dall’isolamento, a vedere che il suo è un problema comune ad altre persone, a favorire lo sviluppo di meccanismi di socializzazione che in tale ambito sono di fondamentale importanza.
Infine, qualora le disfunzioni sessuali si manifestano all’interno di una coppia, può essere utile consigliare una psicoterapia di coppia. Esistono scuole di psicoterapia il cui peculiare interesse è rivolto alle problematiche della coppia e della famiglia; in questi casi il problema viene analizzato nell’ottica delle dinamiche esistenti all’interno della coppia e/o della famiglia nel tentativo di identificarle e di formulare uno specifico programma terapeutico.
Negli ultimi anni si sono anche sviluppate scuole di psicoterapia che si occupano in modo esclusivo dei disturbi della sessualità; ad esse ci si può rivolgere per chiedere informazioni dettagliate sui corsi e sui terapeuti che hanno seguito specifici training di formazione.

 

Per approfondire:
• Pellegrino F, Stress negativo, stress positivo, Positive Press, Verona, 2000
• Pellegrino F,  Psicosomatica, Mediserve, Napoli-Milano, 2004