QUANDO IL LAVORO È UN INCUBO
Il club Inner Wheel Trento Catello Carf e l’Associazione Mafalda hanno organizzato un interessante Convegno che ha anche acquistato valore di formazione e aggiornamento dei docenti (legge 107/2015, con esonero dal servizio art.64 CCNL 2006/2009 del Comparto Scuola), ai quali alla fine è stato consegnato un attestato di partecipazione.
Patrizia Bettonte, presidente dell’IW, dopo i cordiali saluti di rito, ha passato la parola all’avvocata Eleonora Stenico, Consigliera di Parità, che ha ricordato – prima di presentare i relatori - cosa siano Mobbing e Burnout e quale sia l’impegno della P.A.T. per prevenire e combattere questi fenomeni.
Il primo relatore, il prof. Harald Ege, Psicologo specializzato in Psicologia del lavoro, C.T.U. del Tribunale per cause di conflitti lavorativi e autore di un Metodo di valutazione del mobbing applicato nei Tribunali, riconosciuto come uno dei grandi esperti di Mobbing, ha definito il mobbizzato «un capro espiatorio contro cui prima una persona, in genere un capo, poi molti altri, si coalizzano, lo considerano acriticamente una vittima, lo emarginano. Il mobbing non è una molestia, ma è un sistema.
«Tutto parte – ha sottolineato il relatore – dalla mancanza di rispetto che provoca nel destinatario dell’atteggiamento vessatorio disturbi del sonno, depressione, atteggiamenti negativi, stati d’ansia.»
Esistono precisi parametri che definiscono il mobbing: il posto di lavoro, la durata dell’atteggiamento persecutorio (calcolata 6 mesi, che è il discrimine fra malattia acuta e malattia cronica), la frequenza a volte chirurgicamente pianificata di attacchi ostili, il dislivello tra protagonisti, la varietà di comportamenti ostili che va dagli attacchi personali all’isolamento sistematico, al cambiamento di mansioni fino alle offese alla reputazione personale e professionale, al sabotaggio delle attività svolte dal mobbizzato e a minacce vere e proprie di violenza.
Cosa si può fare? Non avendo una bacchetta magica, il mobbizzato può intentare causa - negli ultimi tempi si sposta l’azione legale negli Usa per ottenere risarcimenti consistenti - oppure può imparare a difendersi, cambiando abitudini, rispondendo adeguatamente e concentrandosi sulle proprie necessità.
Il secondo relatore, il prof. Ferdinando Pellegrino, psichiatra e psicoterapeuta, dirigente medico del Dipartimento di Salute Mentale di Salerno e docente all’Istituto di Medicina e Psicologia Sistemica di Napoli, ha definito il Burnout «disagio psicofisico che colpisce chi esercita attività legate a relazioni interpersonali (medico, insegnante ecc.), insomma i lavoratori della mente».
«Come si spiega – ha chiesto al folto pubblico il relatore – che, a parità di intelligenza, c’è chi vince e chi perde? Bisogna conquistare sicurezza, saper dare speranza, saper creare limiti allo stress che può nascere sia da eventi negativi che positivi.
«Bisogna saper trovare un proprio equilibrio interiore. Lo stress logora, addirittura anticipa la malattia.»
Esiste un «effetto Lucifero» devastante, che modifica profondamente l’individuo, costretto ad adeguarsi, nonostante tutto “se il contesto è cattivo, anche io divento cattivo”.
Come il prof. Ege, il prof. Pellegrino ha insistito sulla necessità del rispetto per sé e per gli altri e di controlli medici dopo i 50 anni per chi subisce stress lavorativo: lo stress espone a infortuni ed errori, a rischio psicosomatico, a mancanza di autocontrollo. Chi è stressato rende meno nel lavoro, teme l’innovazione, non riesce a concentrarsi, sembra ridiventare bambino, regredisce, fa i capricci, non controlla la propria impulsività, diventa un pericolo per sé e per gli altri.
Cosa fare? «Dobbiamo acquistare consapevolezza della nostra forza, dobbiamo resistere, imparare – ha concluso Pellegrino – a gestire noi stessi, a essere innovativi, insomma a stare bene con noi stessi.»
Infine, il prof. Gianluigi Dotti, docente di Materie letterarie a Brescia, responsabile del Centro Studi e membro della Direzione Nazionale dell’Associazione Docenti Art.33, ha parlato del disagio della classe docente che, in alta percentuale rispetto ad altre categorie di lavoratori, si rivolge alla Commissione Medica per esami e controlli.
Il disagio nasce dalle rapide trasformazioni socioculturali, dai rapporti fra colleghi, dirigenti e genitori degli studenti, dal riformismo scolastico che vede cambiamenti rapidi e contraddittori nell’organizzazione del lavoro degli insegnanti, dal mancato riconoscimento sociale e naturalmente dalla storia personale e professionale di ogni singolo docente.
Cosa fare? Ritorna il concetto di rispetto.
Si deve sostenere il docente, regolamentare le innovazioni, alleggerire la burocrazia, valorizzare la conoscenza, creare in sostanza un clima positivo e costruttivo nella scuola.
Dunque, relazioni interessanti, analisi a 360 gradi dei temi affrontati, proposte di soluzioni non banali.
Ha chiuso i lavori la presidente dell’Associazione Mafalda, Carolina Bazerla Marangoni.
L'Adigetto.it . Quotidiano di Opinione virtuale - 19/01/2018
Luciana Grillo
Rendiconto del convegno MOBBING E BURNOUT. QUANDO IL LAVORO È UN INCUBO
- Trento, 19 gennaio 2018 -