DIALOGO E COMUNICAZIONE IN SANITA'
 Si è svolto a Pescara un convegno sul tema "Dialogo e comunicazione in Sanità". Il senso delle oltre dieci ore di confronto lo ha dato Mariapia Pagni, presenza attenta in tutto il convegno, con il suo dire: “Ho visto relazioni seguite e tempo dedicato al confronto. Cosa rara, positiva e molto utile perché se le cose non vengono colte e prese è come se non ci fossero. Lo diceva, «Esse est percipi», quasi trecento anni fa, George Berkeley”.

Riportiamo alcuni pensieri degli intervenuti.

Irene Rosini ha ribadito quanto sia necessario, per la crescita di un gruppo, superare quella comunicazione “malata” che si crea per diffidenza verso opinioni diverse, con momenti di confronto e formazione e con l’uso di modelli da costruire assistenza vs cura.
La necessità di profondi cambiamenti culturali per un’integrazione tra gli operatori del territorio e l’ospedale è stato, invece, il tema affrontato da Lucia Romandini.
“Laddove i ripetuti episodi di morte scatenano vissuti di inadeguatezza, fallimento o cinismo difensivo è’ necessario fornire un particolare supporto all’équipe”: lo ha detto Valeria Ballarini, sottolineando come i professionisti sanitari debbano addestrarsi per lavorare al di là dei confini della propria disciplina.
Del cittadino consapevole capace di assumere comportamenti adeguati, con le strategie per la promozione della salute, ha parlato Mariassunta Ceccagnoli.

Le parole di Aldo Pagni un fiume di grande portata: “Oggi relazione tra il medico e le persone, oltre ad essere sempre meno diadica, é influenzata da numerosi fattori esterni e il tempo disponibile nella relazione finisce per essere destinato alle incombenze burocratiche e alla prescrizione di esami “rassicuranti” per il medico e per il malato. Il malato “vive” la malattia, il medico la “vede” gli infermieri danno importanza all’informazione e alla comunicazione destinata al malato. La tecnologia da “strumento” è diventata “l’ambiente” che domina la scena della cura. Le informazioni e la pubblicità informativa, su malattia e salute, alimentano il consumismo sanitario più che essere vera educazione alla salute. Senza prescindere dal retroterra culturale di quelle scienze umane, che informano e ispirano i codici deontologici attuali, dobbiamo lavorare per garantire l’autonomia della professione, condizione necessaria e incontrovertibile per una assunzione di responsabilità”.

Poi con Walter Gatti si è parlato di nuova comunicazione: “La comunicazione non ha più a che fare solo con il trasmettere informazioni, ma è diventata strumento di creazione. Comunicare una cosa significa farla esistere. Sono cambiati mezzi, contenuti ed aspettative della comunicazione. Non tutti i medici sanno come comportarsi verso il web mentre aumentano fortemente i pazienti che “sanno cosa fare” con Internet. Gli infermieri si muovono meglio con ICT: la loro partecipazione a percorsi formativi di e-learning è percentualmente altissima e l’Ipasvi ha, già da due anni, una sua pagina Facebook. Tutti dobbiamo ricordare che la massa di informazioni veicolate da Internet non sono configurabili solo come una “rivoluzione tecnologica”, bensì come una rivoluzione umanista e di contenuti”.

“Comprendere il comportamento dei sistemi complessi consente di dare risposta al senso di inadeguatezza che percepiamo, nonostante il continuo accumulo di conoscenza - ha continuato Annarita Frullini - Possiamo affrontare la complessità cercando di ridurla perché “semplicità e' sigillo di verità” e possiamo usare chiavi di lettura che consentano di vedere contemporaneamente persone e sistemi. Anche nelle aziende sanitarie il management deve avere elasticità, agilità, ed ascolto riuscendo a progettare un contesto che crei energia di cambiamento”.

“La relazione con il paziente è centrale nelle attività sanitarie e la comunicazione tra professionisti è vitale all’interno delle strutture sanitarie. Dobbiamo passare, nelle strutture sanitarie, dai Gruppi Balint di un tempo a gruppi di lavoro per un Fitness cognitivo/emotivo, perché senza benessere lavorativo con conflitti e cattiva comunicazione è facile incorrere in errore - ha detto Ferdinando Pellegrino - L’errore in sanità troppo spesso dipende da formazione inadeguata , procedure incomplete, difetti di comunicazione, conflittualità e stress. Negli ospedali il personale è stressato da turni di lavoro. Se i controllori di volo e i piloti sono controllati, perché non valutare anche le condizione psico/fisiche del personale sanitario? Inoltre l’accesso ai vissuti dei pazienti diventa sempre più difficile per un medico medico stressato e in difensiva".

Durante l’incontro hanno espresso il proprio pensiero anche Clara Mucci (“L'informazione diviene comunicazione in una relazione reciproca e autentica. Una professione d'aiuto, che vede l'altro in una condizione di vulnerabilità, richiede una grande capacità di sintonizzazione”) e Mario Fulcheri, che ha sottolineato la necessità di percorsi formativi per acquisire competenze relazionali, consapevolezza e compartecipazione emotiva capace di modularsi sulla distanza necessaria per essere efficacemente d'aiuto.


16/11/2012
Annarita Frullini
Redazione FNOMCeO Web